L’uso della bicicletta, come nuovo tipo di trasporto si affermò già alla fine del XIX secolo. Questo mezzo diventò diffusissimo tra gli arrotini di Resia, dai primi decenni del XX secolo, poiché era facilmente accessibile anche per chi non aveva grandi possibilità economiche.
Innovazioni Tecniche
Come Coppi e Bartali una vita su due ruote
La prima consisteva, in genere, nel posizionare una sottocanna al telaio della bicicletta sulla quale fissare un sostegno per una ruota dentata simile a quella della pedaliera e a questa saldarne una più piccola.
In seguito sopra la canna venivano bloccati due montanti che supportavano un contenitore metallico al centro del quale c’era un albero (perno) sul cui asse era fissata la mola abrasiva ed una piccola ruota dentata. Il movimento rotatorio, alla mola abrasiva, veniva trasmesso dai pedali e dalle catene di trasmissione che l’arrotino sistemava sulle ruote dentate dopo aver tolto la catena che normalmente produce il movimento per lo spostamento. La stabilità della bicicletta e dell’operatore era resa possibile, nella parte posteriore, da un cavalletto incernierato al perno della ruota, che la sollevava da terra.
Due aste metalliche incernierate al manubrio e divaricate sostenevano la parte anteriore.
Con la bicicletta gli arrotini intrapresero viaggi lunghissimi alla scoperta di molte regioni d’Italia a volte seguiti dalla propria famiglia.
La bicicletta era, oltre che l’attrezzo con il quale l’arrotino lavorava, il mezzo di trasporto per lo spostamento, da una località all’altra, della persona, degli strumenti del mestiere e degli oggetti di uso personale.
Il tutto veniva contenuto in due scatole di legno posizionate sopra i due portapacchi, realizzati sopra le due ruote della bicicletta.